c’è questo tavolino che mi piace davvero tanto, che mi son detta è proprio bello. balla un poco, però, e il suo equilibrio è quanto mai precario, e non serve più al suo scopo originario. ma io voglio tenerlo, sono sicura che tornerà utile, presto o tardi, che mi verrà una bella idea. l’ho messo in salotto, nel mentre, e ci faccio accomodare gli amici intorno e ci prendiamo il caffè sopra, ovviamente facendo molta attenzione. perché, appunto, è rotto. loro mi dicono riparalo che è bello e può funzionare ancora come prima, oppure mi dicono buttalo. e io dico no no no no, adesso mi faccio venire una bella idea e vedrete – vedremo – poi come sarà tutto meglio. e lo guardo e ci penso e progetto e mi chiedo, ma questa bella idea ancora non l’ho avuta. però tutte le volte che entro in salotto – non tante, in un giorno, ma neppure poche – ci vado a sbattere, contro questo tavolino, e mi faccio male. regolarmente. l’ho mosso l’ho messo un poco di lato, accostato al muro, perché sia meno in mezzo, ma ecco che passo distratta e un altro livido ancora. è che quando lo guardo non riesco – non ancora, almeno – a non immaginarmelo nella sua vecchia collocazione, e inventargliene una nuova, una migliore, non è poi così semplice. eppure so che può esistere, e questa volta la parola migliore non è venuta per caso.
dalle mie parole di carta
11.10.2008 di annika
Pubblicato su farina del mio sacco, nulla più che un groviglio di sentimenti, parole di carta | Contrassegnato da tag diary, feelings | 5 commenti
5 Risposte
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- A word is dead
When it is said,
Some say.
I say it just
Begins to live
That day
[Emily Dickinson] dagherròtipo
cazziatone preventivo
qua di citazioni ce n'è una marea. se (iddio me ne scampi) trovate degli errori cazziatemi liberamente all'indirizzo sopra.
se non diversamente indicato, le foto sono opera mia. qualora non vi paiano granché, potete, questa volta sì, insultare pesantemente qualcun altro.
Quest'opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons
disclaimer Questo blog è tutto tranne che una testata giornalistica. Del resto, lo leggereste, voi, un giornale che si chiama "Strepitupido!"? Io no.ai posteri l’ardua sentenza
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yo, bro. feedburnA
qualche statistica sbrilluccicante
in Aigor we trust
human calendar
why not?
Meta
se è un tavolo ballerino, vieni incontro alla gamba corta e taglia le altre.
se non puoi farlo, aggiungi qualcosa alle sue gambe, così che sia il tavolino a venire incontro a te.
hai centrato il punto. diciamo che, per poterlo riutilizzare al meglio, vanno fatte entrambe le cose: io devo andare incontro al tavolino e il tavolino deve venire incontro a me. e la tua metafora è perfettamente calzante, complimenti, e giustamente parte dal presupposto che comunque sia io a dover fare qualcosa – in linea di principio sono stata io a romperlo, il tavolino, affermazione in merito alla quale potrei dire che sì, ma in verità anche no -, in un modo o nell’altro (accorciare le gambe oppure aggiungere un sostegno). ecco, io questo qualcosa sento di averlo fatto, ho tagliato e pareggiato più di una volta, eppure non ho ottenuto grandi risultati: il tavolino ancora balla, ancora ci vado a sbattere contro. e comunque ci penso un altro po’, prima di buttarlo, ché mi piace molto e magari un’ideona mi viene davvero. magari no, invece, e allora.
e allora trasloca.
Sei coraggiosa a tenere il tavolino ancora lì :). Chi non ha cuore di buttare spesso fa comunque ricorso alla soffitta… “lontano dagli occhi…”. Poi in una giornata, tanto tempo dopo, che si fa il giro in soffitta a vedere un po’ cosa c’è, si rivede il tavolino e magari nel frattempo la casa ha cambiato lentamente aspetto e il posto per il tavolino magicamente c’è di nuovo; oppure torni a pensare “è proprio carino questo tavolino, ma il posto continua a non esserci”.
Buttarlo però mi sembra un peccato, se è il tavolino che è in mente io… spero gli trovi davvero di nuovo posto 🙂
un libro sotto la gamba corta non risolve nulla. ti piaceva quel tavolo? ti manca il poter appoggiare una tazzina senza paura di macchiarti di pensieri? smontalo, studialo, riprogettalo se è il caso. crea un tavolo nuovo, stabile, che ti ricordi ciò che ti piaceva del vecchio, che ti faccia pensare “se l’ho aggiustato una volta posso farlo ancora”..
oppure vai all’Ikea.