Esco di casa.
Si avvicinano in due, mi chiedono scusa hai una sigaretta?
Penso oh cazzo, qui si mette male, poi però dico a me stessa che non c’è nulla di cui avere timore: vivo a Bologna, in fondo. Qui le donne le stuprano solo, mica le ammazzano di botte.
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hai detto bologna? mmm
io vivo a milano ma ho spesso il tuo pensiero 😦
forse se ne sentono troppe e spesso si ha paura
anche quando non serve…
la risposta è sempre…non fumo…
e incrocio le dita…
La paura c’è sempre, anche quando si gira in centro di giorno, purtroppo.
Oggi sul lavoro si diceva, tra il serio e il faceto, che i produttori di tabacco saranno contenti: ora un sacco di gente si comprerà un pacchetto di sigarette per averle da offrire in caso di pericolo….
Sciocchezze, ovviamente, ma è triste che venga da pensarlo.
Mi sfugge come un pacchetto di sigarette possa venire utile in caso di pericolo… uccidi l’aggressore col cancro? Mica è immediato, eh…
Caso A:
– Dammi una sigaretta
– Non fumo, mi spiace.
—botte—
Caso B:
– Dammi una sigaretta
– Non fumo, ma ne ho giusto una qui….
Ora ho ricollegato ai fatti di Verona… mah, di sigarette ce ne sono tante, e se offri le Puzzolo Light loro vogliono le Dromedary, e se offri le Dromedary loro vogliono le Puzzolo Light…
Ma io credo che davvero la paura sia un po’ incrementata dal bombordamento mediatico… Dobbiamo un po’ liberarcene.
Giulia
Questo senz’altro, Giulia. C’è stato (e c’è) un certo interesse da parte di alcune autorità a creare un clima di paura, che la stampa cavalca volentieri, anche quella ossequiosa, perchè comunque la “nera” vende bene.
[…] o incoscienza? In origine era un commento per questo post, ma vista la lunghezza ho optato per dargli ospitalità qui da […]
giulia: hai ragione. Solo che sono reduce da sei mesi di Danimarca, dove chiunque, nella fattispecie una donna, può andare in giro a qualunque ora del giorno e della notte, senza che nessuno si avvicini. Ora che sono tornata, non riesco, anche volendo, a non sentire sulla mia pelle la differenza che passa tra la tranquillità con cui me ne andavo in giro, da sola, per mezza Copenhagen a notte fonda, e la necessità di farmi riaccompagnare a casa da qualcuno, qui a Bologna. Fino all’anno scorso, confesso, ero molto più incauta e noncurante: andavo e tornavo da sola, a piedi o in autobus non faceva una gran differenza; sì, ogni tanto qualcuno mi seguiva per un tratto di strada, e allora mi mettevo a correre, ma poi archiviavo sempre tutto con un “voleva solo mettermi paura, chissà quanto si è divertito”. Almeno fino a ottobre dell’anno scorso. Poi, una bella sera un tale mi ha inseguito col motorino, per un tratto neanche troppo corto, e, te lo posso garantire, di paura me ne ha messa tanta. Mi sono chiusa la porta del palazzo alle spalle e l’ho visto, a un metro da me. Piangevo e non riuscivo a respirare, per via della corsa. Ho pianto per non so nemmeno quanto tempo, quella sera.
Anni fa, qui a Bologna una donna è stata aggredita, trascinata a forza in mezzo a una strada trafficata senza che nessuno di quelli che passavano si sia fermato per aiutarla e poi violentata. All’epoca dei fatti pensai che, sì, erano le solite esagerazioni costruite ad arte per “fare notizia”, ma quella sera ho cambiato idea. Non era così tardi e la strada era, ancora una volta, abbastanza trafficata; io correvo, correvo e piangevo, e lui mi inseguiva, eppure nessuno si è fermato per aiutarmi. Nessuno.
Io la televisione non la guardo praticamente mai. Ma ho paura lo stesso.